domenica 23 giugno 2019

Gino Bartali nel tema di attualità tra sport e storia

Gino Bartali nel tema di attualità tra sport e storia 
Quest'anno i ragazzi della maturità, tra le tracce di italiano, e specificatamente nella Tipologia C - Riflessione critica di carattere espositivo-argomentativo su tematiche di attualità hanno trovato anche la traccia relativa al grande campione del ciclimo Gino Bartali:  Partendo da un articolo di Cristiano Gatti del 2013, i ragazzi dovranno riflettere sui meriti non solo sportivi del Bartali uomo che con la sua bicicletta non ha esitato a infilare nel telaio documenti falsi per consegnarli agli ebrei braccati dai fascisti salvandoli dalla morte.
Gino Bartali, nato a Ponte a Ema (FI) il 18 luglio 1914 e morto a Firenze, all'età di 86 anni, il 5 maggio del 2000 è stato, insieme a Binda, Coppi e Gimondi, uno dei più grandi e vincenti campioni del ciclismo italiano del XX secolo.
Tra le numerose vittorie conseguite vi sono 3 Giri d'Italia, 2 Tour de France e 4 Milano-Sanremo.
Quale appassionato di ciclismo, da giovane lo vedevo sempre alle tappe del Giro d'Italia e ne apprezzavo la competenza e la saggezza, mai infatti o sentito una parola di critica verso altri corridori, nemmeno sui più diretti antagonisti, come Coppi, che invece dividevano fortemente le rispettive tifoserie.
Ma Bartali non è stato soltanto un campione nel ciclismo, ma anche un campione e maestro di vita, perché, durante la seconda guerra mondiale, in accordo con l'organizzazione clandestina DELASEM (Delegazione per l'Assistenza degli Emigranti Ebrei) si adoperò, a rischio della propria vita, a trasportare, nascosti nei tubi del telaio della propria bicicletta, documenti falsi da consegnare, tra Toscana ed Umbria,  agli ebrei braccati dai tedeschi. Nascose inoltre una famiglia ebrea nella cantina della propria abitazione. Si calcola che non meno di 800, forse anche 1000 ebrei, hanno avuto salva la vita grazie all'aiuto di "Ginaccio" (come anche era soprannominato il nostro eroe).
Di tale attività non si è mai vantato, tanto che una volta resa nota, affermò:
"Il bene si fa, ma non si dice. 
E certe medaglie si appendono all'anima, non alla giacca"
Delle attività extrasportive di Bartali non se ne parlò, né ebbe mai alcun riconoscimento in vita. Forse perché Bartali, profondamente cristiano ed anticomunista (nel dopoguerra era simpatizzante DC), viveva nella rossa Firenze, dove dette idee er;ano, e ancora sono, considerate politicamente scorrette ed invise alla maggioranza della popolazione.
Ebbe invece riconoscimenti postumi:
il 31 maggio 2005, a Roma,  il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi (toscano come Bartali) consegnò alla famiglia (lui era morto da almeno 5 anni) la Medaglia d'oro al Merito civile perché "Nel corso dell'ultimo conflitto mondiale, con encomiabile spirito cristiano e preclara virtù civica, collaborò con una struttura clandestina che diede ospitalità e assistenza ai perseguitati politici e a quanti sfuggirono ai rastrellamenti nazifascisti dell'alta Toscana, riuscendo a salvare circa 800 cittadini ebrei. Mirabile esempio di grande spirito e di umana solidarietà"
Nello Stato d'Israele, il 23 settembre 2013, fu dichiarato Giusto tra le Nazioni dallo Yad Vashem (Ente creato per mantenere la memoria della Shoah), un riconoscimento per quei gentili (non ebrei) che hanno rischiato la vita per salvare quella degli ebrei durante la persecuzione nazista. Il suo nome venne scolpito, a Gerusalemme,  nel Giardino dei Giusti  con le seguenti motivazioni: "Bartali, cattolico devoto, nel corso dell'occupazione tedesca in Italia ha fatto parte di una rete di salvataggio i cui leader sono stati il rabbino di Firenze Nathan Cassuto e l'arcivescovo della città cardinale Elia Angelo Dalla Costa"
Nonostante la traccia d'esame su Bartali non abbia riscontrato particolari contrarietà, va rilevato l'attacco al Ministro Bussetti da parte del giornale  Il Fatto Quotidiano che si  lamentava perché nella traccia non si sia aggiunta anche un'esplicita condanna al fascismo e un'esaltazione della Resistenza. Forse detta omissione era doverosa perché Gino Bartali, al parti del più grande salvatore d'ebrei Giorgio Perlasca (che in Ungheria salvò oltre 5000 ebrei e sul quale è stato scritto un libro, dal quale è stato ricavato un film: La banalità del bene) non è mai stato anti-fascista, tanto che durante la seconda guerra mondiale non ha combattuto tra i partigiani ma tra i militi fascisti della Guardia Nazionale Repubblicana, la qual cosa non ha mai rinnegato. 
Concludiamo con le parole rilasciate all'Agenzia ANSA dal Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei MInistri con delega allo Sport, on. Giancarlo Giorgetti"Per la prima volta nella storia Bartali entra negli esami di Maturità. Un segnale bellissimo, che personalmente mi emoziona moltissimo, perché allo sport viene riconosciuto il suo posto nella storia come valore fondamentale nella formazione culturale dei nostri ragazzi e di tutta la comunità", 
Filippo Ortenzi

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